Il regno dei Longobardi e Verona sono strettamente legati per vicende storiche.
Proprio il ducato di Verona fu uno dei ducati istituiti dai Longobardi in Italia.
Verona fu infatti tra le prime città italiane a cadere sotto il dominio dei Longobardi guidati da Alboino, nell’autunno del 568, il quale ne fece il suo quartier generale.
Con l’avvento della dominazione Longobarda, vi fu anche una contaminazione in campo artistico.
I Longobardi, durante la loro migrazione dal nord Europa avevano infatti sviluppato una propria forma d’arte.
Assimilando forme d’arte proprie di altre popolazioni, e venendo in contatto con la cultura romano-cristiana dell’Italia, portò ad un ulteriore raffinamento delle loro arti.
Non abbiamo molte informazioni sulla musica al tempo della dominazione longobarda.
Della cultura longobarda e del suo sviluppo in campo artistico non ci è di fatto giunto molto, sappiamo che la branca artistica della quale si sono conservate le più note e abbondanti testimonianze è l’oreficeria, che annovera diversi capolavori.
Durante l’occupazione longobarda del VII e VIII secolo, un rito liturgico e una tradizione canora distintiva emersero a Benevento.
Inizialmente veniva chiamato “canto Ambrosiano”, anche se era una forma di canto più semplice rispetto a quella che conosciamo come “canto Ambrosiano”.
L’uso però di un nome simile, e l’influenza comune dei Longobardi sia a Benevento che a Milano, oltre che le somiglianze musicali tra le due liturgie e le tradizioni canore, suggeriscono di fatto un’influenza longobarda sulle origini del canto Beneventano.
Questa forma di canto liturgico fu in seguito soppressa nel corso dell’XI-XII secolo a favore del canto che ora noi chiamiamo «Gregoriano».
Il canto Beneventano era una forma musicale di canto monodica e a cappella, dove a cantare erano principalmente gli uomini secondo la tradizione cattolica.
Anche in quel periodo storico l’arte della musica era presente a Verona, specialmente grazie alla Biblioteca Capitolare.
La presenza del “codice di Ursicino“, risalente all’anno 517, scritto da un lettore appartenente alla Schola sacerdotum, rivela infatti la presenza di una gerarchia di chierici al servizio delle celebrazioni liturgiche, fra i quali, oltre al lettore, v’era certamente l’accolito e il cantore.
Questa traccia storica, in un periodo non molto luminoso per quanto riguarda la musica, ci ricorda come nel corso dei secoli la musica abbia rivestito un ruolo fondamentale nella società e nella vita quotidiana veronese.
Alla nostra ricerca della musica positiva, si aggiunge quindi un altro importante tassello, che ancora una volta coinvolge la nostra città, la città della musica.