La storia del Rop

Storia del ROP

ROP sincretismo o insieme di generi musicali permeato dalla positività
 

Che cos’é il ROP?

ROP sincretismo o insieme di generi musicali permeato dalla positività

Per capirlo intanto cominciamo a definire con una certa precisione sia dal punto di vista etimologico scientifico culturale artistico e concettuale cos’é la MUSICA.

La MUSICA (dal sostantivo greco μουσική) è l’arte e la scienza dell’organizzazione dei suoni nel corso del tempo e nello spazio. Si tratta di arte in quanto complesso di norme pratiche adatte a conseguire determinati effetti sonori, che riescono ad esprimere l’interiorità dell’individuo che produce la musica e dell’ascoltatore; si tratta di scienza in quanto studio della nascita, dell’evoluzione e dell’analisi dell’intima struttura della musica. Il generare suoni avviene mediante il

canto o mediante strumenti musicali che, attraverso i principi dell’acustica, provocano la percezione uditiva e l’esperienza emotiva voluta dall’artista.

Il significato del termine musica non è comunque univoco ed è molto dibattuto tra gli studiosi per via delle diverse accezioni utilizzate nei vari periodi storici. Etimologicamente il termine musica deriva dall’aggettivo greco μουσικός/mousikos, relativo alle Muse, figure della mitologia greca e romana, riferito in modo sottinteso a tecnica, anch’esso derivante dal greco τέχνη/techne. In origine il termine non indicava una particolare arte, bensì tutte le arti delle Muse, e si riferiva a qualcosa di perfetto. da Wikipedia

La musica influisce sull’umore e segna la nostra vita

Oltre a farci sorridere, piangere, scatenarci e generare in alcuni casi malinconia e nostalgia,la musica è sempre e comunque un’espressione di noi stessi e AIUTA A FORMARE LA PERSONALITÀ

Peter Rentfrow, docente di Psicologia sociale e dello sviluppo all’Università di Cambridge ha analizzato i gusti musicali di 2000 persone, mappando le preferenze in cinque dimensioni musicali:

  • Musica melodica (Pop e R&B): per personalità melanconiche e romantiche abituate alla ricerca di uno stato di calma;
  • Musica sofisticata (musica classica e jazz): per persone con una certa apertura mentale e predisposizione alla ricerca spirituale;
  • Musica senza pretese (country e rock’n’roll): è un genere semplice e diretto che piace a persone coscienziose e tranquille;
  • Musica intensa (punk o heavy metal): produce aggressività ed energia;
  • Musica contemporanea (rap, musica elettronica, acid jazz): da questi genere emerge l’amore per la velocità e il divertimento.

(Per correttezza si dovrebbe prendere in considerazione altri generi musicali quelli orientali africani ed altro ma già con quanto portiamo in evidenza e con quanto argomentiamo porteremo sufficienti informazioni per dare un’idea esaustiva sul concetto di musica e poi sul ruolo che il ROP vorrebbe avere con la musica ).

La musica dunque, «può influire sulla persona in vari modi, positivi e negativi»questo ovviamente dipende dalla sensibilità e dalla capacità ricettiva del soggetto o persona , dal momento che ognuno di noi siamo diversi uno dall’altro e come ad un alimento o ad un farmaco rispondiamo soggettivamente individualmente in modo diverso anche se vi sono degli standard di reazioni, spiega Claudio Bonanomi, psicologo e musicoterapeuta, vicepresidente dell’Aim e direttore del Centro Arti Terapie di Lecco: «Nella maggior parte dei casi un andamento musicale lento con assenza di ritmo e timbri lievi, dei violini ad esempio, induce uno stato di tranquillità.

Non esiste però una regola: gli effetti che la musica può avere sulla mente delle persone variano da soggetto a soggetto. L’unico dato certo è che in qualche modo la musica influisce su di noi». Il flusso sonoro non tocca solo i nostri timpani, ma diffonde delle vibrazioni in tutto il corpo. «Quello che ascoltiamo ci proietta in uno spazio-tempo differente – prosegue Bonanomi.

Quando sentiamo una canzone, anche se non ce ne rendiamo conto, stiamo percependo degli oggetti sonori. Se un flauto traverso suona note alte percepirò il suono più in alto, nel caso di una batteria lo percepirò più in basso. È un’esperienza corporea totale, dipende tutto da chi ascolta: è il soggetto che rende un certo tipo di musica depressiva o energizzante». Quel che è certo, secondo Bonanomi è che «tutti ascoltiamo musica indipendentemente dal nostro livello culturale e sociale. Avvertiamo la necessità di fare i conti con il sonoro.

È il segno che la musica riveste un ruolo centrale nelle nostre vite. Del resto, le emozioni sono fatte della stessa natura dei suoni», e la musica è parte della vita di ognuno. di Simona Rombaga

Perciò la musica é un po’ come un farmaco o il mangiare devi vedere l’effetto che produce su di té e usarla con intelligenza quando vogliamo più carica o energia o più calma più tranquillità un po’ come una dieta , bisogna stare attenti a non esagerare per quanto riguarda gli effetti esagitanti pure anche depressivi . È innegabile che la musica accompagni gran parte dei momenti della nostra vita, riportandoci indietro nei ricordi, segnando centinaia di situazioni che, a volte, condizionando il nostro umore diventando un modo per evadere piuttosto che per intristirsi o gioire. Anche dal punto di vista medico è accertato che la musica rappresenta una sostanziale parte della cura di numerose patologie come la depressione o l’ipertensione, ed è capace di aiutare in molte situazioni cliniche. La musico terapia infatti, è utile nel far confluire l’umore verso un preciso stato d’animo, generando sentimenti differenti. Ovviamente ciò dipende da cosa ascoltiamo e da quello che c’è dentro di noi nell’esatto momento dedicato all’ascolto. Se ci pensiamo bene, una melodia piacevole aiuta a far dormire i bambini, gli adulti a rilassarsi in centinaia di situazioni della vita, da quelle più comuni come correre al parco o guidare l’auto, a quelle più complesse, legate a malattie e trattamenti medici e terapici.

È assodato pertanto che una canzone è capace di influenzare la nostra giornata e il nostro umore.

Da uno studio della Caledonian University di Glasgow (che ha lanciato un progetto triennale di musicoterapia per selezionare i brani musicali che fanno bene alla salute, da adoperare per i pazienti affetti da disturbi dell’umore e depressione) è emerso che

“L’IMPATTO di un brano musicale su una persona – dice il coordinatore del progetto Don Knox – va oltre quello che si pensa, tanto che un tempo veloce può risollevare l’umore mentre uno più lento, può buttarlo giù”.

Se la nostra giornata inizia con una canzone di Gloria Gaynor, la reazione sarà di viverla con molta più energia; dolcezza e serenità ci darà invece un brano come “What a wonderful world” di Louis Armstrong. Gli studiosi dell’Università di Glasgow hanno anche stilato una lista di alcune canzoni che “fanno bene” all’umore: Tra queste troviamo Sexual healing di Marvin Gaye, Comfortably numb dei Pink Floyd, Cold turkey di John Lennon, Healing hands di Elton John, More than a feeling dei Boston e alright, Supergrass. Ma di canzoni, ognuno, in maniera del tutto soggettiva potrebbe citarne a migliaia.

Tra il suono e il rumore, scegliamo la musica

La vita frenetica, la città, il traffico e i rumori nei quali siamo costantemente immersi, finiscono per trasportare caos e frastuono anche dentro di noi, producendo agitazione, ansia, nervosismo; ascoltare la musica, beneficiando della sua essenza (senza essere distratti da altre attività) ci permette di entrare in contatto con la nostra parte interiore più profonda. Affinché la musica diventi terapeutica è fondamentale ascoltarla per riuscire anche ad “ascoltarsi”, permettendo a noi stessi di entrare in uno stato fisico e psichico di rilassamento. I manuali di musicoterapica affermano che per arrivare a questo stato di serenità, la musica più adatta è quella classica; altri indirizzano all’ascolto del jazz o della New Age, ma è difficile indicare precisamente quali siano i brani che possano avere valenza terapeutica in quanto il discorso è molto soggettivo: ci sono canzoni che in una persona producono effetti psico-fisici positivi che in altri non producono e viceversa. Un esempio potrebbe essere quello di una persona in stato di coma, che ascoltando il proprio cantante preferito si è risvegliata e dunque, quel preciso cantante ha prodotto un grande effetto terapeutico.

Ma quello stesso artista potrebbe non creare lo stesso effetto in un altro paziente per aiutarlo ad uscire da quel particolare stato clinico.

Vi sono poi canzoni che ci portiamo dentro da sempre, quasi facessero parte del nostro DNA, ed altre che, pur accompagnandoci per brevi tratti della nostra vita, sono in grado di “fotografare” questi “spezzoni” di esistenza in maniera indissolubile, riportandoci indietro a quell’esatto momento, ogni volta che arrivano alle nostre orecchie; altre ancora, che associamo ad eventi spiacevoli e ogni volta che le riascoltiamo ci conducono in uno stato di malinconia e tristezza. La musica è pertanto una forma di stimolazione sensoriale che dà origine alla percezione di altri eventi sensoriali.

La musica perciò è come un farmaco a grandi linee , calma o agita , energizzante o come un alimento può ingrassare o essere intollerante o essere nutriente dipende da come siamo fatti noi visto che siamo individui diversi uno dall’altro perciò da qui la necessità di saper scegliere cosa vogliamo ottenere in noi stessi . Ad esempio per un diabetico se sta a cuore la sua salute non mangerà quantità di cose dolci da arrivare a star male così altre persone con altri alimenti non le prenderanno se nella loro persona producono effetti negativi .Cosi con la musica é fondamentale essere selettivi per beneficiare al massimo o saper assumere la cosa giusta al momento giusto per noi stessi .

Il ROP in questo caso vuole essere qualcosa di singolare o almeno tentare di esserlo volendo avere di base nella sua essenza e intenzione la positività vedere per così dire il bicchiere mezzo pieno (ecco la positività ) invece di vederlo mezzo vuoto ( la negatività) per cui sia nel dire parole che concetti positivi, avere un atteggiamento positivo anche mentre si compone o si produca qualsiasi altra forma d’arte .

Chi pratica l’arte, mette lo stress da parte!

Una ricerca che arriva dalla Norvegia, rivela che la musica, come l’arte e la cultura in generale, sono in grado di combattere lo stress e curare l’ansia; i ricercatori dell’Università di Trondheimm dopo aver analizzato lo stile di vita di più di 50mila persone, pubblicando i dati sulla rivista Journal of Epidemiology and Community Health. Da questa ricerca è emerso chiaramente che coloro i quali hanno partecipato a concerti, mostre, e altre manifestazioni a carattere culturale, avrebbero una maggiore soddisfazione della loro vita, più autostima e considerazione di sé stessi. In più, il livello di stress ed ansia risulterebbe quasi nullo. Un’indagine, questa, inserita nel più ampio contesto di studi che riguardante la capacità dei fattori ambientali e culturali, di creare il benessere individuale, la crescita personale e il livello di autonomia. Tra questi fattori, c’è la musica, un potente mezzo per rinforzare il ricordo, la capacità di generare sensazioni e di produrre espressioni emotive che aiutano a riaprire i cassetti più nascosti e profondi della memoria.

La musica è un aiuto eccezionale che interagisce positivamente sul nostro umore, divenendo una valida terapia alla risoluzione dei problemi e delle angosce. A conferma di ciò, anche uno studio condotto dal Centro nazionale di Epidemiologia, sorveglianza e promozione della salute dell’Istituto superiore di sanità, che ha dimostrato come fattori ambientali e stili di vita influenzino lo stato psicologico delle persone. “I risultati di questo studio – affermano i due coautori Antonella Gigantesco e Corrado Fagnani – mostrano che il benessere psicologico è influenzato sia da fattori ambientali non condivisi in ambito familiare che da fattori genetici.

In particolare, i fattori ambientali giocano un ruolo preponderante per quanto riguarda l’autonomia e la crescita personale. I risultati hanno anche mostrato che i fattori ambientali che hanno un’influenza sull’autonomia non sono gli stessi che hanno un’influenza sullo scopo della vita, la crescita personale e l’accettazione di sé”.

La musica fa bene al cuore

Oltre a ridurre stress e ansia, la musica è un toccasana nei trattamenti per la cura delle malattie coronariche. Una revisione sistematica Cochrane ha evidenziato che ascoltare la musica diminuisce la pressione sanguigna, il ritmo cardiaco ed i livelli di ansia nei pazienti con malattie cardiache. Convivere con questo tipo di malattie è già estremamente stressante e questa condizione, tende a far aumentare la pressione del sangue e di conseguenza il rischio di complicazioni. I ricercatori hanno considerato i risultati riportati da 23 studi, per un totale di 1461 pazienti. Due degli studi inclusi coinvolgevano pazienti seguiti da terapisti musicali esperti, mentre in molti altri, i pazienti ascoltavano musica proposta da un operatore sanitario. Ascoltare musica procura sollievo ai pazienti con malattie coronariche che soffrono di ansia, riducendo il ritmo cardiaco e la pressione del sangue e non solo. Secondo Bradt: “la musica può influenzare le nostre emozioni, le nostre risposte psicologiche e la nostra prospettiva di vita, e questi risultati preliminari indicano che è necessario approfondire i meccanismi attraverso i quali la musica può aiutare i pazienti con malattie cardiache.

In particolare potrebbe essere interessante studiare i potenziali benefici della musica offerta da terapisti esperti, che potrebbero essere differenti da quelli che si manifestano quando si ascolta semplicemente musica registrata”.

Concludendo Il ROP

come già sottolineato e detto non vuol fare altro che ricercare perseguire e perciò trasmettere (un’esperienza emozionale e intellettuale positiva ) di modo che la persona nei limiti di quello che é possibile possa dire mi sento meglio vedo le cose in modo diverso sento le cose in modo diverso da prima , cioè come abbiamo già ripetuto e ripeteremo molte altre volte ( Positivo)